La Fotografia

° "Fotografare significa appropriarsi della cosa che si fotografa. Significa stabilire con il mondo una relazione particolare che dà una sensazione di conoscenza, e quindi di potere." / Susan Sontag

° "Non ci sono regole per una buona foto, ci sono solo buone fotografie." / Ansel Adams

° "Dieci fotografi di fronte allo stesso soggetto producono dieci immagini diverse, perché, se è vero che la fotografia traduce il reale, esso si rivela secondo l’occhio di chi guarda." / Gisele Freund

° "Ho sempre pensato che la fotografia sia come una barzelletta: se la devi spiegare non è venuta bene." / Ansel Adams

° "Quando faccio una fotografia non ragiono: anche se ti posso concedere che ho ragionato prima." /Pepi Merisio

° "L’artista è qualcuno che produce cose di cui la gente non ha bisogno." / Andy Warhol

° "Le fotografie mostrano, non dimostrano." / Ferdinando Scianna

° "La fotografia non sa mentire, ma i bugiardi sanno fotografare." / Lewis Hine


Fotografi





Luca Andreoni inizia a fotografare negli anni ottanta, compiendo un isolato percorso di formazione fortemente influenzato dalla fotografia di paesaggio americana, quella di Robert Adams, Lewis Baltz, Stephen Shore. Nel 1995 prende parte al progetto della Provincia di Milano “Archivio dello Spazio”, ampia indagine fotografica sul paesaggio contemporaneo a cui partecipa nuovamente nel 1997 insieme ad Antonio Fortugno. Iniziata già dal 1994, la collaborazione con Fortugno dà vita a un solido e duraturo duo artistico che prosegue attivamente fino al 2006, portando alla realizzazione di numerosi importanti lavori e a ricerche che ancora oggi sono al centro dell’interesse del fotografo. Le sue opere sono state presentate in occasione di numerose mostre personali e collettive. Tra le più importanti Da Guarene all’Etna, nelle diverse edizioni allestite alla ex Chiesa del Carmine di Taormina, 1999, al Padiglione Italia della Biennale di Venezia, 2002, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, 2003 e 2009; L’idea di paesaggio nella fotografia italiana dal 1850 ad oggi alla Galleria Civica di Modena, 2003; Landscape as a Metaphor presso la Ursula Blickle Stiftung di Kraichtal, in Germania; La dolce crisi a Villa Manin Centro d’Arte Contemporanea di Passariano (UD); The Pantagruel Syndrome, per T1-Torinotriennale tremusei, 2005; Deutsche Bank Collection alla Deutsche Bank di Milano, 2007; Fatto bene! al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, 2008; Terzo Paesaggio alla GAM di Gallarate (VA), 2009. A fianco dell’attività fotografica






 Josef Koudelka Le prime esperienze hanno influenziato in maniera significativa la sua succesiva opera fotografica, e l'enfasi da lui posta sui rituali sociali e culturali e sulla morte. Ben presto, nella sua carriera, giunse a un profondo e piú personale studio fotografico sugli Gitani della Slovacchia e, in seguito, della Romania. I risultati di questi lavori furono esposti a Praga nel 1967. Lungo tutta la sua carriera, Koudelka ´é stato lodato per la capacitá nel catturare la presenza dello spirito umano sullo sfondo di paesaggi malinconici. Desolazione, abbandono, partenza, disperazione e alienazione, sono temi constanti nel suo  lavoro. I soggetti sembrano talvolta uscire da un mondo fiabesco. Tuttavia, qualcuno legge nel suo lavoro una speranza: la persistenza dell' attivita ull'oumo, a dispetto della sua fragilitá. I suo lavori piú recenti focalizzano l'interesse sul paesaggio vuoto della presenza dell'uomo.





Ansel Easton Adams (San Francisco, 20 febbraio 1902 – Carmel-by-the-Sea, 22 aprile 1984) è stato un fotografo statunitense. È noto per le sue fotografie in bianco e nero di paesaggi dei parchi nazionali americani e come autore di numerosi libri di fotografia, tra cui la trilogia di manuali di tecnica, The Camera, The Negative e The Print. È stato tra i fondatori dell'associazione Gruppo f/64 insieme ad altri maestri come Edward Weston, Willard Van Dyke e Imogen Cunningham. Nasce a San Francisco in una zona vicina al Golden Gate Bridge, unico figlio di Charles Hitchcock Adams, un imprenditore di successo che possedeva una compagnia di assicurazioni ed una fabbrica di prodotti chimici, e Olive Bray. All'età di 4 anni, in seguito al terremoto del 1906, cade e si frattura il naso, che gli resterà deforme per tutta la vita. Non ama gli studi scolastici e nel 1914, a dodici anni, inizia a studiare pianoforte per abbandonarlo poi all'età di vent'anni circa.
Nel 1916, all'età di 14 anni, durante una vacanza con la sua famiglia allo Yosemite National Park, gli viene regalata la sua prima macchina fotografica, una Kodak Brownie. La natura e la fotografia saranno da allora legate per sempre alla sua vita. La passione ambientalista traspare, peraltro, in tutte le sue opere. Nel 1919 si iscrive al "Sierra Club", una delle più antiche ed importanti organizzazioni ambientaliste americane. Poco tempo prima era guarito dall'influenza chiamata spagnola, che uccise cinquanta milioni di persone in tutto il mondo. Nel 1927 partecipa alla gita annuale del Club, nota come High Trip. In quell'anno pubblica il suo primo portfolio: Parmelian Prints of the High Sierra finanziato da Albert Bender conosciuto l'anno prima a Berkeley. Guadagnerà circa 4000 dollari. Nel 1928 diviene fotografo ufficiale del Sierra Club, ma non lascia la sua passione ambientalista e si dedica anche ad accompagnare le persone che partecipano alle escursioni, che a volte durano settimane, come assistente del direttore di gita. Lo stesso anno sposa Virginia Best, figlia del proprietario del Best's Studio che verrà ereditato dalla figlia nel 1935 alla morte del padre. Lo studio è oggi noto come Ansel Adams Gallery. Nel 1932 fonda il Gruppo f/64 allo scopo di riunire alcuni fotografi aderenti alla cosiddetta straight photography: John Paul Edwards, Imogen Cunningham, Preston Holder, Consuelo Kanaga, Alma Lavenson, Sonya Noskowiak, Henry Swift, Willard Van Dyke, ed Edward Weston. Il nome rimandava alla minima apertura del diaframma dell'obiettivo che avrebbe consentito la massima profondità di campo e la maggiore accuratezza dei dettagli. Nel 1934 entra nel Consiglio di Amministrazione del Sierra Club e ne resterà membro, insieme alla moglie, per tutta la vita. È autore di molte prime scalate sulla Sierra Nevada. Le sue fotografie sono una testimonianza di quello che erano i parchi nazionali prima degli interventi umani e dei viaggi di massa. Il suo lavoro ha sponsorizzato molti degli scopi del Sierra Club ed ha portato alla luce le tematiche ambientali. Adams ha inventato il sistema zonale, una tecnica che permette ai fotografi di trasporre la luce che essi vedono in specifiche densità sul negativo e sulla carta, ottenendo così un controllo migliore sulle fotografie finite. È anche stato un pioniere dell'idea di "visualizzazione" della stampa finita basata sui valori di luce misurati nella scena che viene fotografata. Le fotografie nel libro a tiratura limitata Sierra Nevada: The John Muir Trail, insieme alla sua testimonianza, hanno contribuito ad assicurare la designazione del Sequoia and Kings Canyon come parco nazionale nel 1940. Prese a cuore la questione dell'internamento dei nippo-americani che seguì l'attacco di Pearl Harbor, tanto che gli venne permesso di visitare il Manzanar War Relocation Center nella Owens Valley, ai piedi del Monte Williamson. Il saggio fotografico fu dapprima esposto in una mostra in un museo d'arte moderna, e più tardi fu pubblicato col titolo Born Free and Equal: Photographs of the Loyal Japanese-Americans at Manzanar Relocation Center, Inyo County, California ("Nati liberi e uguali: fotografie dei leali nippo-americani al centro di dislocamento Manzanar, Contea di Inyo, California"). Fu il beneficiario di tre borse di studio Guggenheim durante la sua carriera.[1] Fu eletto nel 1966 membro dell'American Academy of Arts and Sciences. Nel 1980 il presidente Jimmy Carter lo insignì della medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza civile del suo Paese.



I diritti di pubblicazione per le fotografie di Adams sono detenuti dagli amministratori dell'Ansel Adams Publishing Rights Trust. Nel 1984, il "Minarets Wilderness" dell'Inyo National Forest venne ribattezzato "Ansel Adams Wilderness". Il Monte Ansel Adams, una cima di 3.584 metri nella Sierra Nevada, venne così ribattezzato nel 1986.







Franco Fontana(Modena, 9 dicembre 1933) è un fotografo e scrittore italiano. Comincia a fotografare nel 1961 - frequentatore dei "Fotoclub", si dedica prevalentemente a un'attività amatoriale, anche se svolge ricerche estetiche su diversi temi. Nel 1963 espone alla Terza Biennale Internazionale del Colore a Vienna; l'anno dopo, Popular Photography gli pubblica, per la prima volta, un portfolio con testo di Piero Racanicchi. Tiene le prime esposizioni personali nel 1965 a Torino (Società Fotografica Subalpina) e nel 1968 a Modena (Galleria della Sala di Cultura). L'esposizione nella città natale segna una svolta nella sua ricerca. La sua complessa attività e il rilievo internazionale della sua produzione possono essere compendiati in alcune cifre. Gli sono stati dedicati oltre 40 libri, pubblicati da editori italiani, francesi, tedeschi, svizzeri, spagnoli, americani e giapponesi; ha esposto in musei pubblici e gallerie private di tutto il mondo - oltre 400 sono le mostre personali e di gruppo che ha finora tenuto. Sue opere figurano in importanti collezioni pubbliche - International Museum of Photography, Rochester; Museum of Modern Art, New York; Museum of Fine Arts, San Francisco; Museum Ludwig, Colonia; Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris; Victoria and Albert Museum, Londra; Stedelijk Museum, Amsterdam; Kunsthaus di Zurigo; Galleria civica d'arte moderna e contemporanea, Torino; The Photographic Museum, Helsinki; Puskin State Museum of Fine Arts, Mosca; The University of Texas, Austin; Museum of Modern Art, Norman, Oklahoma; Museo d'Arte di San Paolo; Israel Museum, Gerusalemme; Metropolitan Museum, Tokyo; National Gallery di Pechino; The Australian National Gallery, Melbourne; The Art Gallery of New South Wales, Sidney - e private. Ha ottenuto importanti riconoscimenti e premi, in Italia e all'estero. Ha collaborato e collabora con riviste e quotidiani: Time-Life, Vogue Usa, Vogue France, Il Venerdì di Repubblica, Sette, Panorama, Epoca, Class, Frankfurten Allgemeine, New York Times. Tra le tante campagne pubblicitarie da lui firmate, vanno almeno ricordate quelle per: Fiat, Volkswagen, Ferrovie dello Stato, Snam, Sony, Volvo, Versace, Canon, Kodak, Robe di Kappa. Ha tenuto workshop e conferenze all'estero (Guggenheim Museum, New York; Institute of Technology, Tokyo; Accademia di Bruxelles; Università di Toronto; Parigi; Arles; Rockport; Barcellona; Taipei) e in numerose città italiane (tra le tante: Torino, Politecnico; Roma) e ha collaborato con il Centre Georges Pompidou, e con i Ministeri della Cultura di Francia e del Giappone. È direttore artistico del Toscana FotoFestival. Nel 2006 ha ricevuto la laurea honoris causa in design dal Politecnico di Torino.








Henri Cartier Bresson(Chanteloup-en-Brie, 22 agosto 1908 – L'Isle-sur-la-Sorgue, 3 agosto 2004) è stato un fotografo francese, da molti considerato «il padre del fotogiornalismo». Dopo gli studi giovanili, Henri fu presto attratto dalla pittura, grazie allo zio Louis, e comincerà i suoi studi con Jaques-Emile Blanche e André Lhote, che lo inizieranno all'ambiente dei surrealisti francesi, inizialmente disinteressato alla fotografia. Ancora nel 1930, durante il suo primo viaggio in Costa d'Avorio, non è ancora interessato alla fotografia, anche se è già munito di una macchina fotografica. Solamente nel 1931, al ritorno da quel viaggio, scatta in lui l'interesse alla continua ricerca di immortalare la realtà. È lo stesso Cartier-Bresson che ci racconta come fu una fotografia di Martin Munkacsi a convincerlo che «è stata quella foto a dar fuoco alle polveri, a farmi venir voglia di guardare la realtà attraverso l'obiettivo». Fu così che nel 1932 comprò la sua prima macchina fotografica, una Leica 35 mm con lente 50 mm che l'accompagnerà per molti anni. Nel 1931 lavora nel cinema come assistente del regista francese Jean Renoir e, nel 1937, firma personalmente il film Return to life. Intanto, nel 1934, conosce David Szymin, un fotografo e intellettuale polacco, che più tardi cambierà nome in David Seymour (1911–1956). Diventano subito ottimi amici, hanno molto in comune culturalmente. Sarà Szymin a presentare al giovane Bresson un fotografo ungherese, Endré Friedmann, che verrà poi ricordato col nome di Robert Capa. Durante la Seconda guerra mondiale, Cartier-Bresson entra nella resistenza francese, continuando a svolgere costantemente la sua attività fotografica. Finita la guerra, ritorna al cinema e dirige il film Le Retour, documentario sul ritorno in patria dei prigionieri di guerra e dei deportati. Nel 1946 viene a sapere che il MOMA di New York intende dedicargli una mostra "postuma", credendolo morto in guerra: si mette in contatto con il museo e dedica oltre un anno alla preparazione dell'esposizione, inaugurata il 1947. Negli anni successivi è negli Stati Uniti, dove fotografa per Harper's Bazaar. Nel 1947 fonda, insieme a Robert Capa, George Rodger, David Seymour, e William Vandivert la famosa Agenzia Magnum. Inizierà innumerevoli viaggi in cui farà molteplici reportage che gli daranno fama mondiale. La fotografia porta Henri in molti angoli del pianeta: Cina, Messico, Canada, Stati Uniti, Cuba, India, Giappone, Unione Sovietica e molti altri paesi. Cartier-Bresson divenne il primo fotografo occidentale che fotografava liberamente nell'Unione Sovietica del dopo-guerra {senza fonte}. Nel 1968, Henri Cartier-Bresson inizia gradualmente a ridurre la sua attività fotografica per dedicarsi al suo primo amore artistico: la pittura, dichiarando: «In realtà la fotografia di per sé non mi interessa proprio; l'unica cosa che voglio è fissare una frazione di secondo di realtà». Con l'unica eccezione dei ritratti. Continuerà infatti a dedicarsi ai ritratti fotografici almeno fin al 1980, anno in cui fotografa Hortense Cartier-Bresson. Nel 1979 viene organizzata a New York una mostra tributo al genio del fotogiornalismo e del reportage. Nel 2000, assieme alla moglie Martine Franck ed alla figlia Mélanie crea la Fondazione Henri Cartier-Bresson, che ha come scopo principale la raccolta delle sue opere e la creazione di uno spazio espositivo aperto ad altri artisti; nel 2002 la Fondazione viene riconosciuta dallo stato francese come ente di pubblica utilità. Muore a Céreste, (Alpes-de-Haute-Provence, Francia) il 3 agosto 2004, all'età di 95 anni. Nella sua carriera ha anche ritratto personalità importanti in tutti i campi; Balthus, Albert Camus, Truman Capote, Coco Chanel, Marcel Duchamp, William Faulkner, Mahatma Gandhi, John Huston, Martin Luther King, Henri Matisse, Marilyn Monroe, Richard Nixon, Robert Oppenheimer, Ezra Pound, Jean-Paul Sartre ed Igor Stravinsky. Dalla morte di Cartier-Bresson, per evitare sfruttamenti commerciali slegati dal valore artistico delle opere, la Fondazione non autorizza più alcuna stampa di fotografie del maestro, offrendo però un servizio di autenticazione di eventuali stampe in circolazione in gallerie o antiquari. In una lettera datata 30 ottobre 2000, per evitare il commercio di stampe o lo smercio di copie sottratte, lo stesso fotografo dichiarava: «Io sottoscritto Henri Cartier-Bresson, domiciliato al 198 di rue de Rivoli, Parigi, dichiaro quanto segue. Ho sempre firmato e dedicato le stampe di mie fotografie a coloro ai quali intendevo donarle; tutte le altre stampe che recano solamente timbri o etichette Magnum Photos o il mio nome, Henri Cartier-Bresson, sono di mia proprietà. Tutti coloro che detenessero queste stampe non potranno invocare la buona fede». In linea con lo spirito che scaturisce da questo scritto, nel 1985 fece dono al Comune di Tricarico, città natale del poeta Rocco Scotellaro, di 26 fotografie che oggi costituiscono il primo e fondamentale nucleo di opere che saranno esposte nel museo delle arti figurative di quella cittadina.





Luca Campigotto (Venezia, 23 febbraio 1962) è un fotografo italiano.
Si è laureato a Venezia in storia moderna con una tesi sull'epoca delle grandi scoperte geografiche. Dall'inizio degli anni Novanta ha legato la propria ricerca al tema del viaggio, realizzando progetti a colori e in bianconero sulle città di notte e i paesaggi selvaggi. I suoi lavori principali sono dedicati a Venezia, Il Cairo, i paesaggi di montagna della Grande Guerra, New York e Chicago. Come ha scritto W. Guadagnini: "... le sue fotografie slittano ben presto in un'altra dimensione, che è quella dell'immaginario. Un immaginario che davanti allo spettacolo naturale cerca non un Altro da sé, né la conferma delle proprie certezze, ma i modi per rendere visibile la dismisura dell'emozione".





Massimo Siragusa nato a Catania nel 1958, Massimo Siragusa ha iniziato a lavorare come fotografo professionista nel 1987. Nel 1989, una serie di ritratti subacquei riceve una menzione nella selezione italiana dell’ “European Kodak Award”. Nel giugno 1992, con un reportage sulla vita mineraria italiana ha vinto il primo premio in un concorso organizzato dalla CGIL sul tema “Il lavoro che cambia”. Nell’edizione 1997 del World Press Photo, vince il secondo premio nella categoria Daily Life con il reportage Bisogno di un miracolo.
Il reportage sul mondo del circo Il Cerchio magico scelto da LEICA International per l’edizione 1998 del Photokina di Colonia, ha vinto il primo premio nella categoria “Arte” del World Press Photo 1999, ed il primo premio nella selezione italiana del concorso Fuji Film Euro Press Photo Awards 1999.
Nel 2001 ha avuto assegnato il memorial “Osvaldo Buzzi”. Ha partecipato a vari progetti, e relativi cataloghi, collettivi: 24 ore nel Cyberspazio (ritraendo la biblioteca vaticana) - Roma e il Giubileo - Etna e il suo territorio - La consapevolezza di un valore (reportage sul lavoro pubblico in Italia commissionato dal Ministero della Funzione Pubblica) - 24 ore nella Vita della Chiesa Cattolica – Telethon 2005 in collaborazione con BNL - e l’intervento Extra-ordinario (sul quartiere di librino a Catania) curato da Antonio Presti. Ha tenuto numerose mostre personali: Incontri Internazionali di Fotografia di Arles, Galleria LEICA-Polyphoto di Milano, Settima biennale fotografia di Torino, Incontri Internazionali di Fotografia di Alberobello, Galleria EOS di Milano, Galleria del Credito Valtellinese di Firenze, Museo del Folclore di Roma, Casa Museo Stesicorea di Catania, Libreria Cavallotto di Catania. Le sue fotografie sono apparse sulle migliori riviste e giornali internazionali, tra cui: New York Times Magazine, Time, Newsweek, El Pais, Blanco y Negro, Die Zeit, Mediterranee, Travel Leisure, Geo (Germania e Giappone), Le Figaro Magazine, The NewYorker, Merian, “D”di Repubblica, US News. Da qualche anno, all’attività di fotoreportage ha affiancato quella di insegnante di fotografia e di fotografo pubblicitario firmando numerose campagne per aziende come Lavazza, IGP, Kodak, ENI, Comune di Roma, ATAC/Roma, Aeroporti di Milano, BAT Italia, Regione Lombardia, Alfa Romeo, BNL e per la Presidenza del Consiglio dei Ministri.








Cosmo Laera è nato ad Alberobello nel 1962, da venticinque anni volge la sua attività di fotografo professionista. La sua formazione professionale ha coinciso con l’interesse per la RICERCA FOTOGRAFICA, a frequentare numerosi stages e seminari in Italia e all’estero e, di conseguenza, a impegnarsi in un duplice ruolo: produttore di immagini e promotore di iniziative tese a valorizzare l’utilizzo della fotografia. La sua attività nel settore pubblicitario, incentrata soprattutto sulla produzione di ritratti, still life, architettura e design, non preclude la prestazione d’opera ad altre richieste che possono essergli commissionate: il suo rapporto con la committenza è totalmente incentrato sulla professionalità, sulla conoscenza delle aspettative, sulla valorizzazione del prodotto, in sintonia con le reali esigenze del mercato attuale. Collabora regolarmente e continuativamente con importanti testate giornalistiche nazionali quali Sportweek, In Viaggio, Class. Stampatore da sempre, cura le sue mostre e ha curato alcune mostre di autori tra i quali Gianni Berengo Gardin, Cuchi White, Gabriele Basilico, Paolo Pellegrin, Ivo Saglietti ecc. Attualmente la sua ricerca fotografica personale è basata su temi quali il ritratto ed il paesaggio. Nel settore della ricerca culturale, dal 1992 Cosmo Laera promuove iniziative mirate ad indirizzare l’uso della fotografia nella ricerca artistica, come le manifestazioni “Montedoro Fotografia” (4 edizioni dal 1992 al1995), “Alberobello Fotografia” (9 edizioni dal 1996 al 2004) e “Bitonto Fotografia” (2 edizione dal 2001 al 2002), “Fotografia in Puglia” (3 edizioni dal 2002 al 2004), “Corigliano Calabro Fotografia” (7 edizioni dal 2003 al 2009) con incontri, mostre, seminari, che si svolgono annualmente in vari comuni del Sud Italia. Cura mostre per alcune gallerie pubbliche e private, nel 2005 con la Pinacoteca Provinciale di Bari realizza il progetto “MEDITERRANEA” dove svolge il ruolo di coordinatore con la partecipazione di 64 autori. E’ membro di giurie per concorsi fotografici come Attenzione Talento Fotografico FNAC, Premio CANON Giovani Fotografi, PORTFOLIO in Piazza Savignano sul Rubiconde, ToscanaFotoFestival, ecc. Ha insegnato tecniche di camera oscura presso i corsi della Regione Puglia. Insegna fotografia dal 2006 ai Nuovi Dipartimenti di Brera dell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e alle COBASLID all’Accademia di Belle Arti di Bari 2006/2007. Nel 2008 ha insegnato fotografia all’Accademia di Belle Arti di Catania per il biennio abilitante. Dal 2008 insegna fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. Ha curato per la Camera di Commercio di Bari nel 2006 BariPhotoCamera premio internazionale di fotografia, mostra fotografica e catalogo Motta Editore. Per la Pinacoteca Provinciale di Bari nel 2006/2007 ha svolto la consulenza e il coordinamento per la mostra fotografica e per il libro edito da Motta Editore “BARI0607” di Gabriele Basilico, immagini sulla città di Bari. Cura per la Regione Puglia la parte fotografica di OLTRE LA PIETRA edizioni Sole 24 ore Motta – ottobre 2008 con i fotografi Ferdinando Scianna, Gianni Berengo Gardin, Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Luca Campigotto.  Da maggio 2009 è direttore artistico per la fotografia della Fondazione Vedetta sul Mediterraneo di Giovinazzo (BA).  Il suo impegno, costantemente motivato dal desiderio di un significativo miglioramento della qualificazione professionale, è teso a fornire un contributo, sia pur minimo, a rendere più completo e coerente il ciclo di ideazione-produzione e divulgazione, vitale ed indispensabile alla comunicazione e alla conoscenza.

Nessun commento:

Posta un commento